“Giacomo Leopardi e la tentazione di Buddha”

di Nicola Caldarone

edizioni Edimond

 Recensione dalla copertina del libro

“Francesco De Sanctis, nel commentare L’infinito, ravvisa nel suo Autore l’immagine di un «bramito indiano». Felicissima intuizione’ Cosi come provvidenziale per lo meticolosa e originale indagine critica di Nicola Caldarone si è rivelato il pensiero del filosofo bengalese Aurobindo Ghose che sostiene che «noi siamo come fialette di vetro sottile galleggianti nell’ oceano; durante lo vita il vetro si fa sempre più esile finché illiquido, cioè noi, non si espande nell’universo. Si espande non si dissolve». -

Una visione buddhista della vita, prossima a quel delizioso, musicalissimo, struggente distico finale de L’infinito che sentenzia lo consapevole partecipazione dell’ anima del poeta alla vita del!’ Assoluto: «Cosi tra questa immensità s’annega il pensier mio / e il naufragar m’è dolce in questo mare>.

La presente ricerca, oltre alle intuizioni ricordate, trova il suo punto d’appoggio nelle considerazioni di orientalisti autorevoli, come quelle espresse in diverse occasioni da Giuseppe Tucci e, mentre dilata gli orizzonti interpretativi e culturali, offre al lettore suggestive novità sull’ opera del recanatese nei suoi rapporti dialettici con culture diverse e soprattutto nella sua nobile funzione catartica diretta all’umanità intera.

Così lo scoperta o il ritorno al pensiero indiano e all’ ascolto del suo messaggio di pace, di fratellanza e di non violenza può rappresentare, a giudizio di Nicola Caldarone, un sicuro antidoto, un sollievo per lo nostra distratta, confusa e arrendevole società occidentale e per il nostro Leopardi un argomento in più per giustificare lo sua presenza, viva e operante, nel terzo millennio”.

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